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domenica 11 maggio 2014

Whiskers: come realizzare un e-portfolio.

Spesso si parla di tecnica fotografica ma sempre troppo poco di teoria fotografica.
Molti credono che la teoria in fotografia sia solo quell'insieme di conoscenze teoriche e pratiche che ti permettono di conoscere bene lo strumento e le tecniche fotografiche.
Certo, essere dei bravi fotografi significa conoscere bene lo strumento: sia che si tratti di una macchina fotografica compatta, oppure di una reflex o di un semplice smatphone, dobbiamo pur sempre sapere dove si trova il pulsante di scatto, cioè quel tasto che ci permette di fare il nostro primo click.
Ma che dire di un fotografo che conosce perfettamente lo strumento, che tecnicamente è un fotografo scienziato "fisico-chimico-tecnico" della fotografia ma che alla proposta di un tema o di un messaggio non è in grado di esprimerlo o di svilupparlo?
E' qui che entra in essere l'argomento che vorrei trattare in questo articolo.
Per teoria fotografica quindi vorrei escludere  per un' attimo tutta quella teoria tecnica e metodica che ci spinge a studiare libri e libri di tecnica fotografica per raggiungere uno scatto tecnicamente perfetto...inquadrature, diaframmi, tempi di scatto ecc...
Escludiamo per un attimo tutta questo tipo di teoria.
Ma a questo punto vi starete chiedendo: se non si parla di tecniche fotografiche e macchine fotografiche di cosa si parla?
Vorrei citare una frase di Henri Cartier Bresson per introdurre l'argomento:

"E' un'illusione che le foto si facciano con la macchina, si fanno con gli occhi, con il cuore con la testa".

Questo per dire che possiamo avere lo strumento più potente e costoso che ci sia e avere in mano e nella testa tutta la tecnica del mondo ma se con le nostre foto non riusciamo a comunicare o esprimere noi stessi credo sia giunto il momento di metterci in discussione e approfondire questo tipo di teoria, cercando di capirne il significato.
Un giorno, forse, ci capiterà di mettere alla prova le nostre capacità con noi stessi o davanti a una giuria esperta che dovrà valutare i nostri scatti per l'assegnazione di un merito o per la selezione di una mostra: se siamo fortunati e abbiamo di fronte una giuria esclusivamente tecnica e saremo quel fotografo "fisico-chimico-tecnico" passeremo il traguardo; ma se ci dovesse capitare una giuria o un professore "teorico-concettuale" possiamo dire ciao ai milioni spesi in materiale fotografico. Così che diventa estremamente importante essere preparati, o almeno decidere cosa "fare da grandi" o per lo meno su cosa vogliamo essere preparati. 
Si delineano così due strade: una tecnica ed una concettuale, che possiamo decidere di percorrere separatamente o parallelamente. Potremmo essere anche quel fotografo  "fisico-chimico-tecnico" che è anche "teorico-concettuale".
Sta di fatto che se si parla di fotografia non si parla solo di tecniche ma anche di teoria relativa ai concetti.
Se invertiamo per un'attimo l'idea di del fotografo "tecnicamente esperto" potremmo concludere che possa essere molto più avvantaggiato il fotografo "teorico-concettuale" perchè è in grado di esprimere concetti con poche nozioni teoriche e di fare fotografia anche con uno strumento sotto-ridimensionato (con tutto il rispetto per gli strumenti d'alto livello come ad esempio potrebbe essere una semplice scatola da scarpe).
Devo premettere che la "scatola" è un riferimento ad una mia passata esperienza fotografica con foro stenopeico"fai-da-te" che fa molto...molto "art-attack"!
Ovviamente argomento ancora da approfondire...
Anche qui ci può essere molta teoria, ma se tecnicamente non siamo in grado di crearci il giusto foro stenopeico, l'immagine risulterà sfuocata e addio alla teoria e a tutto ciò che vogliamo comunicare.
Anche se "la sfuocatura" può avere la sua logica e quindi fare la sua eccezione nella teoria fotografica.
Potremmo fare un lavoro completamente sfuocato volontariamente perchè ad esempio, con i nostri scatti vorremo esprimere ciò che vredremo a 80 anni..ed il titolo sarà "Visioni Lontane". 
Non escludo che anche quest'ultimo possa essere un nuovo e-portfolio.
Torniamo ora alla nostra idea di fotografo "teorico" e parliamo dunque di e-portfolio.
Nel mondo della fotografia il portfolio, non è quella cosa che tiriamo fuori dalla borsa o dalle tasche per acquistare il materiale fotografico, ma si tratta di qualcosa di più: quella cosa che, metaforicamente parlando, forse, ci permetterà di riempirlo. 
Comunque vada, anche se spesso ci capiterà di non vedere a breve termine questo risultato avremo sempre la soddisfazione di aver fatto un buon lavoro e questo dovrebbe essere il nostro obiettivo primario.
Il portfolio quindi è un buon lavoro fotografico e l'insieme di un'esperienza fotografica riportata per immagini: l'insieme di scatti fotografici da presentare a qualcuno che non ci conosce che non sa nulla o poco di noi e che avrà modo di farsi un'idea (in brevissimo tempo) sul nostro operato e sulle nostre foto.
Potremmo presentare un e-portfolio a scuola, ad un cocorso, ad una galleria, a chiunque, ma in prima analisi sempre e comunque dobbiamo prima presentarlo a noi stessi.
In questo siamo quindi , per il momento, avvantaggiati.
L'e-portfolio ha lo stesso significato del portfolio ma con la "e-" di elettronic, in gergo multimediale ci avviciniamo a quel qualcosa che va oltre la carta e la pellicola fotografica, qualcosa che può esistere in maniera virtuale. E' il concetto che si voleva esprimere all'inizio di questo articolo, cioè che: con pochi strumenti possiamo creare un mondo fotografico virtuale da presentare al mondo intero. La piattaforma più all'avanguardia per comunicazione temporale è proprio il web: il nostro piccolo blog che lancia in tempo reale un messaggio oltre ogni confine.
Se siamo fotografi "teorici" oltre che "tecnici", possiamo farlo.
Spesso molti lavori concentuali nascono per caso, ma non perchè sia il caso a decidere ma perchè fanno parte della nostra vita e delle nostre esperienze.
Da qui una prima lezione teorica é: esprimi te stesso. Questo per un semplice motivo: se partiamo dal fatto che tutti noi siamo diversi (sia per natura e che per pensiero) avremo molte più probabilità di fare un lavoro originale, e questa originalità in un mondo tempestato di immagini e foto è molto, molto importante.
Ma come fare a esprimere se stessi se ci preoccupiamo troppo della tecnica?
Secondo punto importante ed anche un consiglio: esprimi te stesso senza preoccuparti del primo risultato...c'è sempre tempo per approfondire e migliorare la tecnica.
Ho voluto prendere d'esempio il mio lavoro fotografico "Whiskers", fatto in progress in questo blog per fare con voi un viaggio virtuale, che porterà ad una proposta un pò bizzarra e simpatica di una mostra fotografica virtuale fatta di 5 scatti. Ma potrebbe continuare, approfondendo gli strumenti e la tecnica, ad esempio utilizzando anche un obiettivo macro.
Il primo scatto fatto per questo tema non è altro che il risultato di una convivenza quotidiana con un felino. Chi di voi ha un gatto, sà per certo che mentre stiamo scrivendo o leggendo un' articolo, potrebbe essere già li vicino a noi e ci passerà davanti con il suo passo felpato, sfilerà la sua coda pelosa davanti a noi, al monitor e vorrà contribuire alla scrittura con i suoi polpastrelli sulla tastiera. Se abbiamo un gatto, la sua presenza è inevitabile ed è possibile farci anche un'esperienza fotografica: "Whiskers"che tradotto significa "baffo" o "barba".
E' così che ho voluto chiamare il primo scatto fotografico dopo il crop (ritaglio) di una foto che avevo fatto a Molly (la mia felina).
Eccola qua ve la presento. 


Ero incuriosita semplicemente dalle linee astratte che delineavano i baffi, come se fossero dei graffiti, e ispirata dal tema da sviluppare "L'incognita" ho voluto nascondere tutto ciò che spezzava quest'armonia, lasciando solo una semplice composizione astratta.
Primo scatto quindi senza colore, solo forma.


Da qui la prima regola per la fotografia teorica e concettuale: esprimere se stessi o ciò che ci è vicino essendo curiosi e utilizzando il mezzo fotografico come una matita per farne il primo "bozzetto" di un quadro che andremo a "colorare" successivamente.
La domanda nasce spontanea: cosa si intende per "bozzzetto" fotografico?
Non è altro che uno scatto dettato dalla curiosità, comunicando qualcosa di noi stessi o del mondo che ci circonda.
Per fare questo dobbiamo definire due elementi fondamentali: l'immagine e il titolo.
Se definire il giusto titolo di una foto non è così semplice come lo si potrebbe pensare, ancora più difficile lo è definire il titolo di un intero gruppo di scatti che rappresenterà l'e-portofolio.
L'e-porfolio deve avere delle caratteristiche ben precise: analizziamole insieme.
Il primo elemento importante è che: deve essere coerente, cioè deve seguire un filo logico.
In questo caso la coerenza è dettata dall'elemento baffo (strettamente collegato con il titolo che abbiamo dato al nostro e-portfolio: Whiskers), ma poteva essere anche un significato astratto, ad esempio uno stato d'animo, o quant'altro. 
Sarà comunque un elemento che ritroveremo in tutti gli scatti:

WHISKERS

Trovato l'elemento siamo pronti per il prossimo scatto, avvicinandoci al soggetto. 
Procedendo con un'atro scatto dello stesso soggetto.
Qui però dobbiamo soffermarci un' attimo.
Facciamo un po il punto: abbiamo definito un titolo, un elemento, ma non vogliamo annoiarci ne tanto meno annoiare chi guarderà il nostro e-portfolio.
Quindi siamo giunti ad un elemento fondamentale: l'elemento sorpresa.
Ogni e-portfolio dovrà contenere l'elemento "sorpresa".
Per avere un buon portfolio fotografico dovremmo costruire i nostri scatti in questo modo: ogni scatto successivo all'altro dovrà contenere al proprio interno un elemento diverso, pur mantenendo il filo logico che abbiamo citato inizialmente. 
In questo caso abbiamo il titolo e il baffo.
Facciamoci quindi queste due domande: Cosà possiamo introdurre per non annoiarci e non annoiare?   Quale "elemento sorpresa" possiamo trovare?
Qualcuno di voi avrà già azzardato un'ipotesi diversa dalla mia, anche perchè ognuno si diverte in maniera diversa. Io mi sono divertita con i mezzi fotografici (Smarphone e Reflex Digitale) e con il colore.
Ogni scatto ha il suo elemento sorpresa nel colore e nel mezzo che ho utilizzato per fare la foto ma ho mantenuto sempre il suo filo logico (titolo e baffo: Whiskers), si è solo arricchito di un colore diverso, dettato comunque dalla curiosità e dalla sperimentazione.
E' nato così lo scatto "Abstract Whiskers", la ricerca di una forma astratta, utilizzando un semplice smartphone.



E' nato poi "Color Whiskers", la ricerca del colore reale in forma astratta utilizzando un filtro di un' applicazione fotografica per smarphone, ed ancora "Blue Whiskers" la ricerca del colore più astratto, ed infine "Old Whiskers" la nostalgia di un effetto di vecchia data e l'utilizzo di un mezzo diverso.


Qui possiamo decidere di concludere il nostro e-porfolio per un semplice motivo: la noia.
Non ci vorremo mica annoiare? E soprattutto non possiamo e non dobbiamo annoiare gli altri.
Il concetto quindi è questo: creare l'elemento sorpresa per ogni scatto senza annoiare. 
L'elemento "sorpresa" può essere qualcosa di più astratto che segue lo stesso filo logico: poteva essere ad esempio il baffo di animale diverso, realizzando tutti gli scatti in bianco e nero. 
L'elemento sorpresa quindi non era il colore, ma il tipo di baffo: diverso per ogni scatto.
L'elemento "sorpresa" per la realizzazione di un portfolio è quindi fondamentale. Non lo escludiamolo mai perchè davvero rischieremo di annoiare ma soprattutto saremo noi ad annoiarci.
Un' ultimo punto importante è la selezione, ed il numero di scatti che selezioneremo.
Sono stata sempre molto scettica sull' infinito numero di foto da presentare in un portfolio: figuriamoci in e-portfolio!
Ricordiamoci sempre di una cosa: per difetto umano e per natura, spesso e purtroppo, in un insieme di cose e di oggetti si tende a ricordare sempre più facilmente l'elemento negativo.
Teoricamente parlando quindi il nostro compito è di evitare di introdurre uno di questi elementi negativi. A volte per presentare un bel portfolio ricco di foto, carico di fantasa, ci mettiamo di tutto e di più anche scatti di cui noi stessi non siamo pienamente convinti: errore gravissimo.
Meglio qualche foto in meno ma fatte tutte bene, che un insieme di scatti che non solo annoiano per numero, ma includono il rischio che uno di questi possa costituire l'elemento penalizzante dell' e-portfolio, mandando all'aria tutta la nostra teoria e tutto il nostro impegno. 
Se siamo indecisi il consiglio è: non mettiamo quello scatto.
Il detto: "pochi ma buoni", funziona anche nella fotografia.
Io suggerisco un minimo di 5 scatti e di non oltrapassare i 10 scatti almeno che non ci sia un motivo valido che ne giustifichi il numero. Si possono fare lavori anche solo con 3 scatti: la trilogia per quanto possa sembrare facile, non lo è affatto.
In passato ho fatto delle trilogie, ma di questo potremmo parlarne in un altro argomento, perchè abbraccia una teoria fotografica diversa dall' e-portfolio.
Concludo l'articolo sperando di non avervi annoiato ma di aver aggiunto ad ogni punto, un elemento "sorpresa" che possa trasmettervi quella teoria fotografica che vi porterà alla vostra mostra virtuale.
Se ci sono domande o volete aggiungere dei punti o delle riflessioni su questo argomento, scrivetele nei commenti di questo articolo: è un modo come un'altro per approfondire l'argomento. 
Intanto buon proseguimento e un buon click a tutti.

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